Tecar e diatermia non sono sinonimi
Parlare
di Tecar non è la stessa cosa che parlare di
diatermia. Sono due terapie differenti. Le modalità di azione della
tecar non si identificano (solo) nella diatermia: è pur vero che la Tecar può
sviluppare calore in profondità, che di per sé ha un effetto benefico sui
tessuti, ma le azioni terapeutiche della tecar sono diverse e fanno di questa
terapia un trattamento biologico che, migliorando le caratteristiche
strutturali dei tessuti, accelera la guarigione di quelli danneggiati con
modalità del tutto naturali. La frequenza di lavoro della Tecar, coperta da
brevetti, è di 0,485 Mhz.
Benefici della Tecar terapia:
- biostimolazione a livello cellulare con aumento delle trasformazioni energetiche cellulari (ADP/ATP)
- riattivazione del microcircolo
-riduzione degli spasmi e contratture muscolari per l'effetto miorilassante del calore e la ridotta attività degli stimoli efferenti secondari
- Aumento della biostimolazione per aumento delle trasformazioni energetiche endocellulari, aumento del consumo di ossigeno e di nutrienti e di conseguenza del flusso ematico e linfatico.
- coinvolgimento tridimensionale del tessuto osseo e vasodilatazione dei vasi arteriosi
- aumento dell'afflusso ematico periferico tissutale locale (superficiale e profondo) e del drenaggio linfatico, con maggiore rifornimento di ossigeno e di sostanze nutritive e asportazione dei cataboliti
- induzione o accelerata riparazione tissutale
- diminuzione dello stato eccito-motorio delle fibre nervose, condizione tipica del dolore cronico.
La Tecar terapia si effettua con un manipolo mobile di diverse dimensioni e caratteristiche, a seconda la zona da trattare. Viene anche posizionata una piastra, solitamente nelle vicinanze della zona di lavoro. Viene adoperata una crema per aumentare la conduzione elettrica.
Le modalità di lavoro della Tecar
(acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo-Resistivo) sono:
1) Modalità resistiva: si utilizza una serie di elettrodi rivestiti da un particolare materiale isolante . L'azione è prevalentemente nei piani superficiali, si concentra nella zona sottostante l’elettrodo mobile e interessa soprattutto i tessuti molli (muscoli, sistema vascolare sanguineo e linfatico).
Tale modalità, per esempio, si rende adatta per trattare e accelerare la guarigione di lesioni muscolari, favorire il linfodrenaggio, come coadiuvante nei dolori muscolari presenti nella lombalgia e cervicalgia, sia di origine discogenica (da protrusioni o ernie del disco), sia degenerativa (artrosi…), a carattere acuto e cronico. Un’ altra patologia trattabile è l’epicondilite (gomito del tennista), con efficacia rilevante, specie se combinata a infiltrazioni protettive.
2) Modalità capacitiva: si utilizzano elettrodi non isolati. La terapia viene focalizzata a livello dei tessuti a più alta resistenza elettrica (in pratica i tessuti a minor concentrazione d'acqua), interposti tra elettrodo mobile e piastra: ossa, articolazioni, cartilagini, legamenti, tendini, aponeurosi, fascia connettivale profonda.
Alcune patologie
trattabili con questa modalità [anche in associazione con altre terapie o in
attesa e preparazione dell’intervento chirurgico] sono: l’artrosi del ginocchio o i traumi delle
diverse componenti articolari, artrosi dell’anca, patologie legamentose e
artrosiche della spalla.
Il ciclo standard è di 5 sedute.
La durata è
di alcuni minuti per ottenere il trasferimento della quantità di energia prevista
dai protocolli.
Sono sedute che producono e lasciano un sollievo dal dolore.
L’unica controindicazione è la presenza di Pace-Maker e altri stimolatori elettrici permanenti.